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Non è una gara

  • Immagine del redattore: BChurch
    BChurch
  • 19 mag
  • Tempo di lettura: 2 min
"Come in un solo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno una medesima funzione, così noi, che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo, e, individualmente, siamo membra l'uno dell'altro" (Romani 12:4-5)

C’è un pensiero che ci accompagna da tempo. Lo sentiamo ogni volta che partecipiamo a un evento, ogni volta che leggiamo la locandina di una conferenza, ogni volta che scorriamo un calendario ecclesiale pieno di appuntamenti: sta diventando tutto un gran correre.


Eppure, a volte, proprio nel pieno delle attività ci rendiamo conto che qualcosa non torna. Non è che ci sia troppa vita. È che rischiamo di confondere il fare con l’essere, l’attivismo con la comunione, l'efficienza con la fedeltà.


È bello costruire. Ma stiamo costruendo insieme?


Dio ci chiama a edificare, a predicare, a servire. Non vogliamo frenare lo zelo, né giudicare il fervore. Tutt’altro. Ma non siamo chiamati a crescere come aziende in concorrenza, dove ogni evento è una “proposta di valore” per “trattenere il cliente”.

La chiesa non è un’organizzazione. È un organismo. Un corpo vivente. E un corpo non compete con se stesso. Si coordina. Si sostiene. Se il braccio si muove da solo senza tener conto del piede, il corpo inciampa. Se l’occhio guarda avanti ma il cuore batte per altro, ci si smarrisce.

“Se uno soffre, tutte le membra soffrono con lui; se uno è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.” (1 Corinzi 12:26)

Non è una gara a chi è più impegnato


Sembra quasi che più una chiesa “tiene impegnati” i suoi membri, più viene percepita come “viva”. Ma è davvero così?

“Fermatevi e riconoscete che io sono Dio” (Salmo 46:10)

Più impegni = più presenze = più stanchezza = più controllo?

È questo il modello che vogliamo? O vogliamo chiese che crescono perché radicate in relazioni autentiche, libere, in una comunione che non teme di guardarsi intorno e dire: “Tu sei mio fratello. Anche se sei parte di un’altra comunità. Anche se sei piccolo. Anche se sei sconosciuto.”


Riconoscere l’altro è riconoscere Cristo


C’è una parola chiave che vogliamo riscoprire oggi: onore. Riconoscere il valore dell’altro. Sostenere ciò che non è nostro, ma è del Regno. Partecipare non solo quando conviene, ma perché amiamo.


Gesù stesso ha detto:

“Chi vi accoglie accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.”(Matteo 10:40)

E ancora:

“In questo conosceranno tutti che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri.”(Giovanni 13:35)

Rallentare per camminare insieme


Non serve fare di più. Serve fare meglio, insieme. Serve tendere la mano a chi ha meno mezzi, meno numeri, meno risonanza. Serve imparare a dire: “Sì, vengo anche se non mi serve. Vengo perché sei mio fratello. Vengo perché è giusto esserci.”


“E perseveravano nella comunione fraterna...” (Atti 2:42)

Ecco la sfida che vi proponiamo oggi. Non un altro evento. Non un altro programma. Ma una scelta di cuore: riconoscere che l’altro non è un concorrente, ma un fratello, e che il Regno di Dio non si costruisce con la fretta, ma con la fedeltà, la mitezza e l’amore reciproco.


Non è una gara.

È un Corpo.

E ci muoviamo, insieme.



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