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Gesù troverà la (vera) fede sulla terra?

Immagine del redattore: Edoardo TalientoEdoardo Taliento

Aggiornamento: 1 giorno fa

Oggi assistiamo a una nuova ondata di proclamazioni cristiane, spesso legate a leader politici o movimenti che si presentano come difensori della fede. Sui social e nei dibattiti pubblici, molti celebrano quello che sembra un ritorno ai valori cristiani, ma ciò che vediamo è davvero fede o un surrogato che ne usa il nome per altri fini?


Discernere oltre l'apparenza

La Scrittura ci avverte chiaramente: “Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?” (Matteo 7:16). Non basta dichiararsi cristiani, citare versetti o difendere pubblicamente principi morali. La vera fede si misura dai frutti: amore, giustizia, compassione e umiltà. Gesù non ci ha chiamati a dominare, ma a servire; non a imporre, ma a mostrare la via del Regno attraverso la testimonianza del cuore trasformato.


Gli errori del passato

La storia è piena di esempi in cui il nome di Dio è stato usato per giustificare ideologie oppressive, regimi totalitari e politiche discriminatorie. Quando la fede è stata trasformata in uno strumento di controllo, il risultato è stato l’allontanamento delle persone da Cristo. Gli errori che in passato abbiamo imputato ad altri – come la creazione di una religione di stato che obbligava tutti a seguire determinate regole – stanno riemergendo sotto nuove forme. La fede non può essere imposta dall’alto; solo Dio accredita la giustizia mediante la fede di ogni singolo individuo.


Il rischio di allontanare da Cristo

Quando cerchiamo di “convertire” gli altri con la nostra giustizia, imponendo regole o giudicando chi non si conforma alle nostre aspettative, corriamo il rischio di allontanare le persone dalla grazia di Dio. Paolo ci ricorda: “La giustizia di Dio si rivela mediante la fede e conduce alla fede” (Romani 1:17). Non siamo chiamati a costruire un regno terreno che impone regole, ma a essere strumenti attraverso i quali Dio opera nella libertà e nella grazia.


Governanti cristiani: un ideale?

Non esiste un governante cristiano perfetto. Tuttavia, se un leader si dichiara seguace di Cristo, il suo compito è servire i bisogni di tutti, senza riguardi personali, dando buona testimonianza attraverso l’amore anche verso coloro che non condivide o non apprezza. Attaccare e condannare non riflette il cuore del Vangelo. Un governante che segue Cristo deve invece essere un esempio di compassione, giustizia e rispetto per ogni individuo, indipendentemente dalla loro fede o posizione.


Tornare al cuore del Vangelo

La vera religione, secondo Dio, è questa: “Soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri dal mondo” (Giacomo 1:27). Non è un progetto politico o una crociata morale, ma un cammino personale di fede che trasforma il cuore e porta frutti visibili.


Come credenti, dobbiamo vigilare per non confondere il Vangelo con ideologie umane o il desiderio di potere. La domanda di Gesù rimane attuale e pungente: “Quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la (vera) fede sulla terra?” La risposta dipende da noi: siamo pronti a vivere un cristianesimo autentico, radicato nell’amore e nella grazia, o ci accontentiamo di seguire l’apparenza?


Che il nostro impegno sia di testimoniare Cristo con i nostri frutti e di lasciare che sia Dio, e non noi, a trasformare il cuore delle persone.

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